LAVORO, ROTA: “BENE GARAVAGLIA SU STAGIONALI, MA PARTIRE DAI RESIDENTI”
“Sui lavoratori stagionali ha ragione il Ministro Garavaglia, dobbiamo agevolare l’ingresso della manodopera straniera e utilizzare il Fondo nuove competenze per mettere in campo più formazione, è un tema importante che riguarda da vicino anche l’agroalimentare, però la nostra proposta è che si parta dai tanti lavoratori già residenti: dobbiamo cogliere l’occasione per fare emergere il lavoro nero e togliere i braccianti dai ghetti”.Così il Segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, commenta le affermazioni del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia riportate oggi dal quotidiano La Repubblica. “La mancanza di manodopera – afferma Rota – si riscontra tanto nell’industria alimentare, dove mancano migliaia di tecnici specializzati, quanto in agricoltura, dove scontiamo principalmente un’atavica arretratezza del sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Dobbiamo togliere il mercato del lavoro e la pianificazione dei flussi migratori dalle mani dei caporali e delle aziende senza terra, e per farlo bisogna valorizzare gli enti bilaterali agricoli territoriali e favorire l’introduzione dei braccianti nei circuiti della legalità, altrimenti la proroga del Decreto flussi al 30 settembre potrebbe non risultare risolutiva”. “Nella nostra agricoltura – aggiunge Rota – su più di 1 milione di operai agricoli, oltre 300 mila sono di origine straniera, e secondo le nostre stime si arriverà al 50% della manodopera entro il 2030, visto lo scarso appeal del settore verso i giovani italiani. Questo è un problema strutturale del nostro Paese che avevamo posto anche sostenendo l’ultima regolarizzazione, che non ha avuto il successo sperato perché aveva maglie troppo strette. Sono problematiche centrali anche nella nostra mozione parlamentare ‘Mai più ghetti’, con la quale impegniamo il Governo a superare la politica degradante delle baraccopoli e a valorizzare di più l’agroalimentare come asset strategico per il Paese, puntando a migliorare il mercato del lavoro, a garantire la dignità dei braccianti migranti, a ripensare i procedimenti dei permessi di soggiorno, a favorire le imprese aderenti alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Non possiamo considerare questi temi – conclude il sindacalista – come una semplice questione di numeri, ma di persone: al primo posto devono esserci opportunità di lavoro dignitoso, ben contrattualizzato e retribuito, altrimenti anche parlare di autosufficienza alimentare per affrontare la crisi ucraina diventa del tutto inutile”.