Risparmi, Castellucci: sono aumentati ma attenzione alle disuguaglianze
Nel 2021 i depositi in banca sono aumentati di circa 110 miliardi di euro ma contestualmente la percentuale di risparmiatori è passata dal 55,1% al 48,6%, in altre parole, nell’anno della ripresa è aumentato il risparmio degli italiani ma nello stesso tempo è diminuito il numero dei risparmiatori. Dati emersi dalla ricerca nazionale di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani nel 2021 e che in qualche modo certifica quello che sosteniamo da mesi come Cisl: la ripresa economica c’è, ma è cresciuta anche in maniera preoccupante la forbice delle diseguaglianze. Dall’indagine si rileva che chi in questi mesi seppur difficili ha incrementato il proprio reddito per maggiori entrate economiche, nello stesso tempo, ha aumentato i propri risparmi. Dall’altra parte c’è chi fa sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, causa le minori entrate, e non riesce più ad accantonare alcunché di risparmi. Nel complesso la perdita media di reddito netto familiare nazionale è stata pari a circa 105 euro mensili, e che ha di fatto riguardato una famiglia su tre. Su questo fronte, grazie all’azione sindacale nei confronti degli ultimi Governi, importanti sono stati i sussidi o le altre forme di sostegno economico che hanno raggiunto il 28% del campione esaminato, consentendo di arginare la forte e ulteriore riduzione reddituale. Tutta l’incertezza economica, peraltro, ha un impatto non positivo in particolare sui giovani, costretti a lavori precari o comunque con retribuzioni non adeguate; nel contempo però questo contesto socio-economico di forti difficoltà ha innescato in tante famiglie un sistema aggiuntivo di protezione, ove possibile economicamente, e cioè un aumento ulteriore del risparmio, in particolare da parte dei genitori, preoccupati del futuro incerto e dell’insicurezza economica dei figli. Da questi dati in ogni modo emerge un aumento delle diseguaglianze pur in presenza di una crescita economica nazionale stimata oltre il 6% del Pil, dopo il forte tracollo dell’anno scorso. Nel frattempo la prossima legge di bilancio con il taglio dell’irpef, con risorse importanti destinate a lavoratori e pensionati, decontribuzione, fondo non autosufficienza, fondo caro bollette e nuovo assegno unico per i figli, garantirà benefici su varie fasce di reddito, in particolare sui titolari di quelli bassi e medi, e tutto ciò grazie al confronto responsabile, dialogo e concertazione, intrapreso con il Governo. La strada avviata sembra essere quella giusta seppur ancora non del tutto soddisfacente, e comunque siamo fiduciosi che possa avere a partire dal 2022 effetti positivi socio economici sul sistema finanziario delle imprese e delle famiglie. Tornando allo studio resta il problema del risparmio privato che per vari motivi, a cominciare dall’incertezza sul futuro e sulla propensione ad accantonare per un possibile intervento per sé e i propri familiari, rimane sostanzialmente bloccato, in liquidità congelata sui conti correnti e quindi anche per gli imprenditori, liquidità non impegnata in investimenti per lo sviluppo dei territori. Auspichiamo che rispetto a tutte le risorse comunitarie destinate al nostro Paese ed in Puglia in modo particolare, comprese quelle del Pnrr, così come stiamo discutendo in questi ultimi mesi con gli Assessori della Regione Puglia, si possano aggiungere anche importanti risorse private, attraverso una politica, non solo nazionale, ma anche regionale, che generi coesione sociale, fiducia, sempre più attenta alle politiche attive del lavoro, della formazione, più attrattiva per poter creare maggiori opportunità di sviluppo e di lavoro stabile e sicuro, in particolare per giovani e donne, e quindi per rilanciare definitivamente queste aree del Mezzogiorno.